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MAX GAZZE: “Sotto casa” e nata dopo una visita dei T.d.Geova


The Librarian

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In molti hanno chiesto a Max il significato del brano e lui cosi ha spiegato in varie interviste:
“Ho lavorato molto con mio fratello e la canzone è uscita in un giorno in cui stavamo scrivendo e hanno suonato alla porta. Erano due testimoni di Geova, gli abbiamo aperto e abbiamo ascoltato quello che avevano da dirci. E abbiamo immaginato come sarebbe andata se nessuno avesse mai aperto la porta a questi ragazzi e che a un certo punto avessero cominciato a parlare davanti ad una porta chiusa. Questo rappresenta la chiusura che c’è fra il modo laico e religioso e anche fra le varie religioni. Non credere in nulla è altrettanto difficile ed impegnativo quanto credere”.
E continua spiegando anche perché ha deciso di cambiare la parte del testo che diceva “Porto Dio”: “Non volevo che l’assonanza fosse confusa o male interpreta e per il palco del Festival ho preferito non rischiare. Sono stato ben attento a non offendere nessuno e a non volere offendere nessuno”.
La canzone è certamente un invito al dialogo tra religioni e fedi diverse ma anche, più in generale, un invito alla convivenza nel rispetto delle diversità che animano e fanno parte del nostro mondo.

girato dal regista Lorenzo Vignolo, lo stesso Max interpreta un predicatore quasi surreale che insieme al co-protagonista del video (il figlio Samuel) si aggira per le strade della periferia di Roma a bordo di una Fiat 600 Multipla. Tutto si svolge in un contesto apparentemente abbandonato, quasi decadente.

Il predicatore-Max si ferma davanti ad un portone bussando e “predicando” davanti alla porta chiusa fino a che dall’interno il nonno della famiglia si alza ad aprire. L’apertura del portone è anche una sorta di simbolica apertura delle menti degli abitanti della casa che alla fine vengono talmente rallegrati e convinti del messaggio portato dal “predicatore” che scendono in strada felici a ballare.

Insomma nelle parole, nella musica ricercata ma non troppo “aulica”, nelle immagini, un vero e proprio inno al dialogo senza nascondersi dentro le case, dentro quelle mura che a volte sappiamo e vogliamo costruire alte per proteggerci non si sa bene da chi e cosa. 
O forse dalla paura degli altri, del confronto, del sentirsi inadeguati, diversi e quindi deboli.
Se l’ispirazione del brano è data dall’incontro con alcuni testimoni di Geova, in realtà il significato appare di più ampio respiro. 
La paura del confronto verso altre religioni, altre culture ed idee politiche, altri orientamenti sessuali. Più semplicemente altre scelte di vita. Tutto viene accompagnato da un ritmo musicale brioso, leggero ma mai scanzonato, che entra in testa e nel cuore. 
E li rimane.
La sua canzone dipinge un approccio ed uno sguardo sul mondo apparentemente leggero, in realtà molto reale e profondo.

http://tdg-archivio.org/post/154868522495/max-gazze-sotto-casa-e-nata-dopo-una-visita-dei

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