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  1. Quando abbiamo visitato una città per la prima volta, magari con l'intento di andare a trovare un amico che si era trasferito, abbiamo avuto bisogno che qualcuno ci desse delle indicazioni e che queste fossero accurate. Diversamente avremmo rischiato di andare da tutt'altra parte, anche di perderci. Sarà capitato ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, di aver chiesto indicazioni stradali e di aver trovato la persona "sbagliata", ovvero quella persona che ci ha spediti da tutt'altra parte o che ha aumentato la nostra confusione. In genere quando si danno delle indicazioni è necessario trovare dei punti di riferimento in comune, ovvero luoghi o monumenti che siano conosciuti da entrambi (colui che da le informazioni e colui che le riceve) o che siano immediatamente riconoscibili. I punti di riferimento sono fondamentali e non dovrebbero essere opinabili. Anche se la maggioranza di noi non potrebbe definirsi un fisico di professione, è altresì evidente che nel nostro modo di parlare abbiamo sempre riconosciuto implicitamente che tempo e spazio fossero intimamente connessi e li abbiamo sempre utilizzati nelle nostre indicazioni. Questo ci è servito per orientarci e per comunicare in maniera efficiente. Se dicessimo ad una persona "Ci vediamo in via del Molino" senza aggiungere altro, questa persona dovrebbe necessariamente chiederci "Quando?". Viceversa se dicessimo "Ci vediamo alle 15 di oggi pomeriggio" il nostro interlocutore dovrebbe chiederci "Dove?". Diversamente potremmo non incontrarci mai e questo perché l'informazione sarebbe incompleta. Ma il problema, come già accennato, non riguarda soltanto le informazioni incomplete ma anche quelle opinabili. Se dicessimo "Ci vediamo nel posto più importante della città !" il nostro amico probabilmente ci chiederebbe "Più importante dal punto di vista di chi?". Oppure se dicessimo "Ci vediamo a nord" il nostro interlocutore dovrebbe chiederci "A nord di cosa?" e così via. Quindi è evidente: affinché la nostra comunicazione sia efficace dobbiamo assicurarci entrambi di conoscere e condividere alcuni concetti fondamentali. Per molti di noi questi concetti saranno assolutamente scontati e banali ma partendo da questo assunto proviamo ad applicare questa "banalità " nello studio della Bibbia. Sicuramente le informazioni che Essa dà non sono incomplete (confronta Proverbi 2:1-6; Romani 15:4; 2 Timoteo 3:16, 17) anche se, come ben sappiamo, alcune di queste potranno essere comprese solo al tempo stabilito da Dio. Non sono neppure opinabili se abbiamo compreso che l'unico "punto di vista" che conta davvero è quello dell'Iddio Onnipotente – Isaia 55:9; Giobbe 40:1-5 Almeno i veri cristiani non fanno dibattiti sull'attendibilità delle parole di Dio – Romani 3:3, 4 Il problema, semmai, è il nostro intendimento relativo alle Sue parole. Intendimento che, come abbiamo visto, può variare notevolmente se ci facciamo guidare dai nostri preconcetti, educazione religiosa, desideri personali o altre cose. Gli ultimi articoli hanno rimesso Israele al centro dell'attenzione, non soltanto come nazione "geografica" ma anche per quanto concerne il ripristino della vera adorazione – (si vedano gli articoli intitolati "144.000 e oltre" e "Svelato un sacro segreto: il ripristino della vera adorazione"). Questo, come abbiamo già iniziato a vedere nell'articolo "Comprendere l'identità dell'esercito dei cieli"*, sta modificando in maniera sostanziale alcune nostre convinzioni. Senza dover accettare per partito preso le tesi presentate in questo blog, dovremmo chiederci se la nostra difficoltà ad accettare certe spiegazioni è dovuta veramente a convinzioni scritturali o semplicemente al "fastidio" di doversi rimettere in discussione in maniera così pesante. Il cristiano, quando scava, cerca di comprendere quello dice la Bibbia a prescindere da cosa "ne verrà fuori" ed è ben diverso da colui che "scava" nel tentativo di trovare ogni versetto, frase, virgola o accezione che possa in qualche modo confortare le proprie convinzioni o la propria organizzazione religiosa – Atti 17:11 Solo in questo modo dimostriamo di accettare il "punto di vista" di Dio. Comunque sia il ripristino di Israele nel posto che le Scritture gli danno, ci permette di fare alcune considerazioni importanti in merito ai rispettivi re di nord e di sud descritti in Daniele. Parlando di indicazioni nessuno farebbe fatica ad accettare che le rispettive definizioni dei re sono da attribuirsi al fatto che essi si trovassero rispettivamente a nord e a sud di Israele. Siamo d'accordo su questo, non è vero? Quindi il punto di riferimento che dovremmo conoscere tutti senza eccezioni, come nel caso di una chiara indicazione stradale non opinabile, è Israele. La Parola di Dio non si è limitata a chiamare questi re "del nord o del sud" ma si è capito fin dall'inizio rispetto a chi o cosa fossero tali. Fino ad un certo punto abbiamo seguito questa indicazione ma poi, per motivi assolutamente discutibili, abbiamo abbandonato il punto di riferimento. Israele scompare dalla scena mondiale per 19 secoli ma nonostante questo noi abbiamo continuato a cercare e ad "individuare" questi re. A nord o a sud di cosa si trovano, questi regni, se non c'è più il punto di riferimento? La questione potrebbe sembrare un pochino più sottile infatti qualcuno potrebbe asserire che, anche se Israele non è più esistita come nazione politica, è rimasta sempre la zona geografica dove un tempo si ergeva Israele e questo è indiscutibilmente logico. Questo però presuppone il fatto che Israele fungesse esclusivamente da indicazione geografica senza nessun'altra implicazione. Tuttavia dovremmo chiederci se la descrizione dei re riportata in Daniele ha a che fare anche con le sorti di Israele più che essere una semplice indicazione geografica. Ebbene, se lasciamo che sia soltanto la Bibbia a guidarci, vediamo chiaramente come queste definizioni riguardino le mire di questi re sul "paese Splendido". Che questi re abbiano attaccato, conquistato direttamente Israele o si siano posti come "difensori", nessuno può negare che in tutto il libro biblico di Daniele è sempre il rapporto con la nazione ad identificarli. Quindi il problema rimane ed è evidente. Com'è possibile trovare un qualsiasi re, di nord o di sud, nel momento in cui non esiste non Israele come punto di riferimento geografico ma come oggetto di contesa? Non è forse anche questo da ricollegarsi a quella convinzione pregressa, cioè che Israele abbia smesso di avere importanza nel proposito di Dio? Se volessimo essere coerenti con il passaggio da Israele fisica ad Israele spirituale dovremmo identificare questi re almeno in riferimento ai cristiani ma come potremmo distinguerli, oggi, dal momento che essi dovrebbero trovarsi in ogni parte del globo? Se il punto di riferimento è "dappertutto" non esiste più nord né sud e non esiste più alcun punto di riferimento. Quindi proviamo a rimettere in discussione quello che ci è stato insegnato alla luce della conoscenza attuale e vediamo se la nostra ipotesi trova il conforto o la resistenza delle Scritture.  La statua del sogno di Nabucodonosor e il “quinto” corno  Torniamo a parlare della famosa statua del sogno di Nabucodonosor descritta nel secondo capitolo di Daniele. Ovviamente non staremo più a fare disquisizioni se l'ultimo re, i piedi, possa essere o meno un re del sud perché ormai abbiamo capito che non è né scritturale né logico. Sarà utile, però, fare un passo indietro e contare semplicemente gli imperi. Dalle gambe di ferro, soggetto che sappiamo essere lÂ’impero romano, si passa direttamente ai piedi di ferro e argilla. Possiamo disquisire sul fatto che ogni singolo impero, fino alla sua definitiva caduta come dominante, possa avere uno o più imperatori. La stessa antica Babilonia qui descritta iniziò con Nabucodonosor ma si protrasse, almeno per un poÂ’ di tempo, fino a Baldassarre (Daniele capitolo 5) pur rimanendo la testa dÂ’oro finché non fu sostituito dallÂ’impero dominante successivo, la Media-Persia. Allo stesso modo possiamo vedere che Roma, durante il periodo di dominazione su Israele, ebbe più imperatori eppure rimase simboleggiata dalle gambe di ferro. Di fatto la statua indica vari imperi differenti i quali sono stati appunto Babilonia, Media-Persia, Grecia e Roma. Prendendo atto di questo fatto scritturaleÂ… non notiamo che c’è già qualcosa che non torna con quello che ci è stato insegnato? Se i vari re del nord (e di conseguenza quelli del sud) si sono susseguiti a prescindere da Israele, da quale parte della statua sarebbero identificati lÂ’impero carolingio, lÂ’impero tedesco e il Terzo Reich? Anche volendo unire lÂ’impero tedesco con il Terzo Reich a motivo della condivisione territoriale, non manca come minimo lo spazio per uno o due imperi? Infatti come abbiamo visto, a prescindere da chi sia lÂ’ultimo impero descritto nella statua, è evidente che esso devÂ’essere in vita ancora oggi dal momento che il Regno di Dio non è ancora intervenuto negli affari umani ponendo loro fine – Daniele 2:44, 45 Non sembra questo in armonia con la tesi della scomparsa di Israele? Israele, infatti, scompare proprio sotto lÂ’impero Romano come conseguenza della distruzione di Gerusalemme – confronta Daniele 11:15-17; Luca 21:20-22 Chiediamoci anche perché, proprio su quegli imperi su cui si sprecano le interpretazioni discordanti di svariate confessioni religiose, proprio dalla statua di Nabucodonosor non abbiamo nulla. Daniele ebbe lÂ’intendimento di diversi imperi che si sarebbero susseguiti anche molti anni dopo la caduta di Babilonia e ammesso e non concesso che si potesse disquisire sullÂ’identità di questi, di certo nessuno si è mai messo a disquisire sulla quantità . Infatti la storia conferma lÂ’esatta successione degli imperi da egli descritti. Come mai solo noi del XX e XXI secolo stiamo disquisendo che, dopo le gambe di ferro, ce ne siano in realtà altri due, tre o quattro?  Quanti imperi contiamo nella statua del sogno di Nabucodonosor? Quanti imperi disse che ci sarebbero stati, Daniele?  Proviamo anche a riflettere su unÂ’altra parte del libro di Daniele, ovvero il capitolo 8. Ai versetti da 8 a 12 si legge “Il capro si esaltò moltissimo, ma appena fu diventato potente, il grande corno si ruppe; al suo posto spuntarono quattro corna notevoli, verso i quattro venti dei cieli. Da uno di essi spuntò un altro corno, piccolo, che crebbe moltissimo verso sud, verso est e verso il Paese Splendido. Crebbe così tanto da raggiungere lÂ’esercito dei cieli, e fece cadere a terra parte dellÂ’esercito e parte delle stelle, e le calpestò. Sfidò perfino il Principe dellÂ’esercito, e a Lui fu tolto il sacrificio continuo, e il luogo stabilito del Suo santuario fu abbattuto. A motivo della trasgressione un esercito fu ceduto insieme al sacrificio continuo; e il corno continuò a gettare a terra la verità , agì ed ebbe successo". Riflettiamo un attimo su quello che sappiamo. Intanto dobbiamo dire che questo è uno dei capitoli più "controversi" di Daniele a cui sono state date svariate interpretazioni. Per alcuni, dal momento che il "quinto corno" (cioè l'ultimo, quello che spunta da uno dei quattro) si vede sulla testa del capro, dev'essere un generale dell'esercito greco. Infatti l'obiezione più comune ha a che fare con il tempo di riferimento. Non sembra in effetti un poÂ’ strano che la profezia faccia un balzo di migliaia di anni? Noi sappiamo che il grande corno sulla testa del capro è Alessandro Magno e le quattro corna che spuntano alla sua morte sono i suoi quattro generali che di fatto dividono quell'immenso impero. Uno di questi corni si rivelerà essere l'impero romano e su questo c'è ben poco da discutere perché è la storia a confermarlo ma da questo punto in poi non si fa menzione di nessun altro impero intermedio perché di quest'ultimo corno, che deriva dall'impero romano, si dice che "Crebbe così tanto da raggiungere lÂ’esercito dei cieli, e fece cadere a terra parte dellÂ’esercito e parte delle stelle, e le calpestò. Sfidò perfino il Principe dellÂ’esercito, e a Lui fu tolto il sacrificio continuo, e il luogo stabilito del Suo santuario fu abbattuto". Da questi versetti non solo vediamo che non c'è alcun altro impero tra il quarto corno e il quinto, ma che è sempre il paese dell'Adornamento ad essere il filo conduttore. Quindi qual è l'unica risposta logica all'obiezione "Per quale motivo la profezia dovrebbe fare un salto di quasi 2.000 anni"? Perché per quasi 2.000 anni non c'è più stato l'oggetto della contesa che ha intitolato i re antagonisti come re del nord e re del sud. Ovvero Israele.  Implicazioni per noi  Questo scenario ci porta a delle conclusioni davvero significative. Intanto scardina definitivamente lÂ’ipotesi che “il quinto corno” del capitolo 8 di Daniele possa essere Antioco IV Epifane e quindi lÂ’ipotesi sul periodo di riferimento ma aggiunge un altro motivo (se mai ce ne fosse stato bisogno) per cui il "tempo della fine" non può essere iniziato nel 1914. Se, infatti, l'ultimo impero doveva rivelarsi solo alla comparsa di Israele, nessuna data antecedente al 1948 può essere considerata valida. Può essere una data posteriore, ovviamente, ma non precedente. Questo ci aiuta anche a comprendere che quando il Signore parlò di “guerre e notizie di guerre”, nonché degli altri aspetti del segno, il punto di riferimento sarebbe stato Israele sia nel primo secolo che nel tempo della fine – Matteo 24:3-29 Anche il libro biblico di Rivelazione, il quale menziona profezie a venire, elenca gli stessi avvenimenti dei vangeli e abbiamo compreso che almeno una parte delle trombe di giudizio sono dirette proprio contro questa nazione.  Ricostruzione storica  Come abbiamo ipotizzato, dunque, il penultimo re del nord deve essere un imperatore romano e non può essere uno qualsiasi. Esso deve svolgere la sua ultima attività entro la distruzione di Gerusalemme o, al limite, entro la fine del primo secolo. Infatti se non possiamo separare i vari re di nord e di sud dalla nazione di Israele, non possiamo neppure farlo dalla vera adorazione (che sappiamo scompare, come religione organizzata, alla fine del primo secolo). L'ultimo re del nord storico deve essere colui che ha a che fare con la distruzione di Gerusalemme o, al limite, con la morte dell'ultimo apostolo. Stiamo parlando quindi dell'imperatore Vespasiano (69-79 E.V.) o al massimo dell'imperatore Traiano (98-117)**. La ricostruzione storica dettagliata in merito alla rivalità tra il re del nord e il re del sud sarà presa in esame in un prossimo articolo perché adesso è importante vedere se la nostra ipotesi della centralità di Israele trova il conforto della Scrittura, quindi della storia biblica. Inoltre qual è lÂ’avvenimento descritto in Daniele che conclude lÂ’attività del penultimo re del nord e quale quello che dà inizio allÂ’ultimo? Rispondere a questa domanda è molto importante perché ci permetterebbe di comprendere a che punto ci troviamo, profeticamente parlando, e cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro.  Una delle difficoltà maggiori che potrebbero confonderci è considerare che alcune scritture abbiano, o possano avere, due adempimenti, e nella Bibbia abbiamo molti esempi di questo tipo. Lo stesso Signore Gesù Cristo, parlando del tempo della fine, menzionò vari avvenimenti che i cristiani del primo secolo avrebbero potuto riconoscere ma che avrebbero riguardato anche avvenimenti futuri – confronta Matteo 24:14, 21, 29-31 Quindi è evidente, in particolare per quanto riguarda i versetti che vanno dal 29 al 39 del capitolo 11 di Daniele, che la difficoltà dellÂ’intendimento riguarda anche comprendere quali versetti abbiano un secondo adempimento e quali, invece, sono circoscritti esclusivamente nel passato. Dobbiamo fare molta attenzione a non far dire alla Scrittura quello che non dice e il pericolo esiste per cui, per il momento, cerchiamo di dimenticare che le scritture possano avere un secondo adempimento cercando una ricostruzione cronologica coerente. Possiamo intanto isolare un passaggio chiave nel capitolo 11 di Daniele che è il versetto 31 ovvero la “cosa ripugnante che causa devastazione” (v. 31) avvenimento citato da Gesù stesso in riferimento agli eserciti romani che distrussero Gerusalemme e il suo tempio – confronta Matteo 24:15, 16 In teoria se avessimo la certezza che “il Condottiero del patto” fosse Cristo Gesù, potremmo asserire che i versetti che vanno dal 22 fino al 31 coprono un periodo di tempo ben specifico ovvero quello che va dal 33 al 70 E.V. Questo, esattamente come fa il libro “Prestate attenzione alle profezie di Daniele!” ci porterebbe a stabilire che lÂ’imperatore di riferimento durante la morte del Signore è Tiberio Cesare. Tuttavia dobbiamo citare, per correttezza, come viene tradotto questo versetto nelle altre traduzioni bibliche. La “Riveduta” traduce semplicemente “un capo dellÂ’alleanza”, la traduzione CEI, Gerusalemme, Nuova Diodati, e Luzzi traducono “il capo dellÂ’alleanza” e così fanno molte altre. Soltanto la Diodati e la Nuova Riveduta traducono “capo del patto” e “principe del patto”. Qualunque sia la maniera più corretta di tradurlo, se leggiamo attentamente il versetto e il suo contesto si comprende che questa persona (chiunque sia) viene infranta in guerra e onestamente non possiamo dire che il Nostro Signore venne ucciso a motivo di una guerra o guerriglia da lui fomentata. In questa trattazione non staremo a disquisire sulla possibile identità di questo personaggio per non uscire troppo dal tema*** ma per quanto ne sappiamo, almeno per il momento, le ipotesi a sostegno che “il Condottiero del patto” sia il Nostro Signore Gesù Cristo semplicemente non reggono davanti allÂ’evidenza. Anche se è indiscutibile che il versetto 31 si riferisca alla distruzione del Tempio in quanto citato dalla Fonte più autorevole di tutte, non possiamo asserire lo stesso per il versetto 22 il quale, al contrario, potrebbe menzionare avvenimenti accaduti anche molti anni prima. Se la parte successiva è anchÂ’essa in ordine cronologico com’è scontato pensare, diventa immediatamente chiaro il significato in quanto ci dice che egli (cioè il re del nord) “porterà allÂ’apostasia quelli che agiscono malvagiamente contro il patto” e questo è un riferimento allÂ’apostasia di cui avvertì Paolo – Atti 20:29, 30; 2 Tessalonicesi 2:7 Se infatti questa illegalità era già allÂ’opera nel primo secolo, questa profezia non esce necessariamente dal quel periodo e la scrittura sta semplicemente specificando che in futuro questi lÂ’avrebbero fatta da padrone. LÂ’apostasia è completamente formata ed evidente entro il terzo secolo quando il “cristianesimo” diventa religione di stato (quindi è stata Roma a condurli allÂ’apostasia esattamente come dice la scrittura) ma essa non comparve certo dal nulla. Come avvertì Paolo, tutto era già in fermentazione nel primo secolo. Comunque i cristiani fedeli, cioè quelli che conoscevano davvero il loro Dio (confronta Giovanni 15:20, 21) “agirono con efficacia” rimanendo fedeli fino alla morte e durante la loro opera di predicazione “impartirono intendimento a molti” - Daniele 11:32, 33; Atti 16:5 Tutte le ricostruzioni storiche che escono dallo stato di Israele o dai primi cristiani non hanno il supporto della Scrittura, al contrario la Scrittura dice chiaramente che lÂ’apostasia non avrebbe avuto più alcun freno con la morte dellÂ’ultimo apostolo; Daniele non sta facendo altro che rimarcare questa profezia confermando quanto detto dallÂ’apostolo Paolo. Non solo. Questa conclusione rafforza ulteriormente quanto abbiamo già visto nellÂ’articolo dedicato al ripristino della vera adorazione. La vera adorazione “scompare” con gli apostoli (quelli che avevano intendimento) e da quel momento in poi nessuna organizzazione religiosa sulla terra ha potuto più definirsi “organizzazione di Dio” ma essa ripartirà da quelli che hanno intendimento esattamente come nel primo secolo. Sappiamo infatti che i 144.000, o una parte dÂ’essi, saranno coloro che ripristineranno la vera adorazione. A questo punto, parlando sempre di persecuzione, il versetto 35 ci dice che questa si sarebbe protratta “fino al tempo della fine” e questo è interessante perché indica una continuità . La scrittura non dice che la persecuzione sarebbe ricominciata nel tempo della fine ma che sarebbe continuata. Questo lascia intendere che coloro che hanno perspicacia sono sempre esistiti, per tutto lÂ’arco della storia umana, e hanno sempre fatto parte dello stesso popolo. Gesù infatti disse ai giudei suoi discepoli “sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose” - Matteo 28:20 Anche se non possiamo escludere che singoli cristiani di altre nazioni e confessioni abbiano avuto, nellÂ’arco della storia, una certa perspicacia (come la storia dimostrerebbe) ricordiamo che è sempre da Israele che deve ripartire la vera adorazione. In Rivelazione, alla fine della loro predicazione vediamo “spuntare” la donna, ovvero lÂ’organizzazione di Dio sulla terra, ben riconoscibile e purificata. Ed ecco che il “cambio di re” potrebbe trovarsi proprio tra il versetto 35 e il versetto 36 in quanto, avendo precedentemente menzionato la persecuzione fino al tempo della fine, solo da questo momento in poi si stia parlando di avvenimenti relativi a quel tempo. I versetti che vanno dal 36 al 39 infatti recitano “Il re farà quello che vorrà , si esalterà e si magnificherà al di sopra di ogni dio; pronuncerà cose sorprendenti contro lÂ’Iddio degli dèi. E avrà successo finché lÂ’ira non avrà raggiunto il limite, perché quello che è stato deciso deve compiersi. Non avrà riguardo per lÂ’Iddio dei suoi padri, né per il desiderio delle donne né per alcun altro dio, ma si magnificherà al di sopra di tutti. Piuttosto darà gloria al dio delle fortezze; con oro, argento, pietre preziose e oggetti di valore darà gloria a un dio che i suoi padri non avevano conosciuto. Agirà contro i bastioni più fortificati, insieme a un dio straniero. Conferirà grande gloria a quelli che lo riconosceranno e li farà governare fra molti; e ripartirà il suolo dietro compenso”. Non è necessario, dunque, cercare innumerevoli re del nord o del sud per tutto lÂ’arco della storia umana perché se non ci facciamo guidare dai nostri preconcetti, la Scrittura è chiara. Avendo quindi escluso quelle ricostruzioni storiche forzate che includono Carlo Magno, Guglielmo I o Hitler, vediamo quanto questa descrizione rimarca le parole del Signore, dellÂ’apostolo Paolo e del libro Rivelazione – confronta Daniele 7:11; Matteo 24:24; 2 Tessalonicesi 2:3-12; Rivelazione 13:11-14 Il tempo della fine, in riferimento al rapporto con i veri cristiani e il tentativo di Satana di sviarli, è evidente in questi versetti. Siamo passati direttamente dal penultimo re del nord, Roma, al “tempo della fine”. Sarà sempre il re del nord, esattamente come accadde in passato, a sviare i falsi cristiani e questa volta sarà completamente manifesto attraverso il falso profeta – Rivelazione 13:11-14 I 144.000 avranno lÂ’incarico di ripristinare la vera adorazione ma essi non saranno gli unici cristiani, i quali infatti si troveranno sparsi in tutto il pianeta – confronta Rivelazione 12:17 Saranno proprio questi “cristiani delle nazioni” a ricevere la persecuzione nellÂ’ultimo periodo del sistema satanico – confronta Rivelazione 12:17 I versetti da 40 in poi specificano gli avvenimenti che riguardano la rivalità dei due re, soggetto che era stato temporaneamente messo da parte per parlare dei cristiani.  Da quanto abbiamo visto, quindi, non è assolutamente necessario cercare i rispettivi re, di nord e di sud, in quellÂ’arco di tempo in cui Israele non esiste. Questo ci permette non solo di rimanere coerenti con la statua di Nabucodonosor che termina con lÂ’Impero Romano per poi passare allÂ’ultimo impero dominante nonché con il “quinto” corno del capro, ma anche di comprendere meglio il significato di alcune scritture. Il popolo di Dio, quello che non ha mai smesso di esistere nonostante la persecuzione, avrà un risveglio e sarà impegnato, negli ultimi giorni, ad impartire intendimento a molti. Lo stesso faranno coloro che accetteranno il loro messaggio. Questo riconferma e quindi rafforza quello che abbiamo visto in merito alla vera adorazione. Comprendendo a che punto ci troviamo nellÂ’adempimento della profezia, attendiamo dunque con ansia lÂ’avvenimento successivo (lÂ’ultima guerra tra il re del nord e il re del sud) perché, anche se è unÂ’aspettativa tuttÂ’altro che allegra, a quel punto sapremo che il Nostro Signore è davvero alle porte e quello sarà anche il momento di “levare in alto la testa” - Marco 13:29, 30     * Gli articoli menzionati si trovano ai seguenti link  http://attenzioneallaprofezia.blogspot.it/2018/02/144000-e-oltre.html http://attenzioneallaprofezia.blogspot.it/2018/03/svelato-un-sacro-segreto-il-ripristino.html http://attenzioneallaprofezia.blogspot.it/2018/03/comprendere-lidentita-dellesercito-dei.html  ** Questo significa che da Aureliano in poi (menzionato nel libro "Prestate attenzione alle profezie di Daniele!" a partire dalla pagina 240) tutte le ricostruzioni sarebbero errate perché assolutamente arbitrarie. Tra lÂ’imperatore Vespasiano e Traiano ci sono ancora gli imperatori Tito Flavio Vespasiano (79-81), Tito Flavio Domiziano (81-96) e Marco Cocello Nerva (96-98).  *** Molti esegeti e commentatori ritengono che sia un riferimento a ciò che accadde nel periodo di Antioco IV Epifane (il quale dovrebbe essere anche il quinto corno del capro) e Giuda Maccabeo. Come spiegato in un articolo precedente, per quanto riguarda il capitolo 8 di Daniele, le Scritture semplicemente non corroborano e anzi demoliscono questa ipotesi. Infatti non è possibile identificare Giuda Maccabeo come il “Principe dellÂ’esercito” a cui vengono tolti i sacrifici continui e per altri particolari importanti. A questo riguardo si veda lÂ’articolo intitolato “Quattro Armaghedon o uno soltanto?” nel seguente link http://attenzioneallaprofezia.blogspot.it/2017/09/quattro-armaghedon-o-uno-soltanto.html Comunque un errore comune è stato quello di fare un parallelo tra questi versetti del capitolo 8 e quelli del capitolo 11. Mentre nel capitolo 8 si parla del “Principe dellÂ’esercito dei cieli” a cui, tra lÂ’altro, si fanno sacrifici continui e si dice, inoltre, che lÂ’avversario “raggiunge i cieli” e toglie il sacrificio al “Suo santuario” (suo, del Principe dellÂ’esercito) nel capitolo 11 si parla semplicemente di un generico “capo dellÂ’alleanza” e il contesto parla di schermaglie militari. EÂ’ evidente che i due soggetti non possono essere paragonati e quindi non è affatto escluso che le ipotesi che intravedono Antiovo IV, esclusivamente per il capitolo 11, possano essere corrette. Â
  2. La cronologia, lÂ’interpretazione, la speculazione   ATTENZIONE La trattazione che segue ridiscuterà uno dei "capisaldi" dell'intendimento dello schiavo fedele e discreto. Dal momento che non è intenzione dell'autore creare una pietra d'inciampo per nessuno, tantomeno creare divisioni o sette, il lettore è invitato a valutare attentamente se desidera proseguire nella lettura. Proseguire o non proseguire, quindi, sarà soltanto una decisione personale. Una cosa ancora migliore che potremmo fare tutti: aprire la Bibbia e confrontare tutte le scritture riportate o citate e valutare, in coscienza, se gli argomenti trattati sono logici e coerenti con la Parola di Dio     Tutto quello che abbiamo letto in merito alla profezia delle "70 settimane" riportato nel libro "Prestate attenzione alle profezie di Daniele!" (Capitolo 11) è meritevole di attenzione e dimostra quanto la parola di Dio sia precisa e affidabile anche quando pronuncia profezie molto distanti nel tempo. EÂ’ stata anche evidente lÂ’accuratezza storica e i numerosi riferimenti scritturali che hanno dato peso e autorevolezza a tutto il discorso. Chiunque si avvicini alla Parola di Dio senza preconcetti non può che rimanere colpito da tale dimostrazione di potenza e sapienza da parte di Dio. La spiegazione delle 70 settimane è ineccepibile ma può dirsi lo stesso di altre profezie? Che dire di quei calcoli su cui molti di noi hanno basato le speranze di una vita e che si sono scontrati con le critiche della maggioranza? Stiamo parlando del 1914. Anche questa è una profezia di Daniele? Anche questa è stata trattata con la stessa meravigliosa accuratezza delle settanta settimane di cui abbiamo appena letto? Anche se può non essere facile, cerchiamo di essere veramente obiettivi perché comprendere o non comprendere la Profezia, come il resto della Parola di Dio, può fare molta differenza per il nostro futuro eterno – Giovanni 17:3; 2 Tessalonicesi 1:8  CHE DIRE DEL 1914?  Il libro “prestate attenzione alle profezie di Daniele” alle pagine da 85 a 97 spiega nei dettagli il sogno di Nabucodonosor e la profezia dei 7 tempi asserendo che essa indichi la venuta del Regno di Dio nel 1914. Sarebbe profittevole, dunque, prendere il libro e confrontare con ciò che si leggerà di seguito. Il sogno di Nabucodonosor profetizza davvero la venuta del Regno di Dio nel 1914?  EÂ’ PROPRIO COSIÂ’? Proviamo ad esaminare ciò che c'è scritto nel libro senza pregiudizi. Ad una prima lettura sembra che Geova Dio abbia voluto dare una lezione di umiltà a Nabucodonosor, cosa che avvenne. I “sette tempi”, almeno per lui, furono sette anni e questo è confermato da tutto il racconto. Leggendo tutto questo senza preconcetti, non sembra che si debbano cercare altre spiegazioni più o meno nascoste. Comunque prendiamo per buona la tesi secondo cui “lÂ’albero indica un dominio e una sovranità molto maggiori di quelli del re di Babilonia. Simboleggia la sovranità universale di Geova, il Re dei cieli, specie rispetto alla terra”. Questo significa, innanzitutto, che il Regno di Dio si stia paragonando, in un certo qual modo, al regno di Babilonia e questo stride con molti passi biblici che descrivono Babilonia come la più grande nemica del popolo di Dio. Significa anche che il “vigilante” (cioè un angelo di Geova) decide di abbattere il Regno di Dio e questo è, a dir poco, strano. Qualcuno obietterà che non bisogna cercare similitudini in ogni aspetto della profezia ma anche decidere quale parte della profezia deve avere un secondo adempimento e quale no potrebbe essere abbastanza arbitrario. In fondo non abbiamo altri riferimenti scritturali che ci indichino su quali particolari concentrarci e quali tralasciare. Quindi si sta dicendo che la profezia dellÂ’albero si applica interamente a Nabucodonosor mentre solo una piccola parte si applicherebbe al Regno di Dio. Per la profezia delle “settanta settimane” non abbiamo avuto bisogno di spezzettare la profezia per cercare di capire a chi si applicasse o se si applicasse a più di una persona perché il soggetto è stato chiaro e riconoscibile fin dallÂ’inizio. Tutta la profezia dei 7 tempi, invece, viene edificata su un unico versetto che è quello che dice... “LÂ’albero crebbe e divenne forte, e la sua medesima altezza raggiunse infine i cieli ed era visibile sino allÂ’estremità dellÂ’intera terra” (Daniele 4:11) Il libro menzionato dice: “il grande albero rappresenta il ‘dominio che raggiunge lÂ’estremità della terraÂ’, che abbraccia lÂ’intero regno del genere umano. Perciò simboleggia la sovranità universale di Geova, particolarmente in relazione alla terra. — Daniele 4:17”. Non è un poÂ’ fragile, diciamo rischioso, edificare una serie di profezie (tutte collegate tra loro) su questÂ’unica spiegazione? Notate che la specificazione “particolarmente in relazione alla terra” è dovuta al fatto che la sovranità universale di Geova è, appunto, universale, per cui lÂ’albero si sarebbe dovuto vedere non solo in tutta la terra ma in tutto lÂ’universo. Specificando, invece, “in relazione alla terra”, possiamo escludere i cieli dalla visione e prendere per buona lÂ’applicazione. Comunque dovremmo farci una domanda. Il fatto che lÂ’albero raggiunga i cieli o lÂ’estremità della terra è una dimostrazione o anche solo unÂ’indicazione del fatto che si stia parlando del Regno di Dio? Lasciamo sempre che sia la Bibbia ad illuminarci. Notiamo cosa disse Geova ad Ezechiele in riferimento al Faraone. Ezechiele 31:1-8 dice... “E avvenne ancora che nellÂ’undicesimo anno, nel terzo [mese], il primo [giorno] del mese, la parola di Geova mi fu rivolta, dicendo:?“Figlio dellÂ’uomo, diÂ’ a Faraone re dÂ’Egitto e alla sua folla: “‘A chi somigli nella tua grandezza? Ecco, un assiro, un cedro del Libano, dai bei rami, con folte ramificazioni ombrose, e di altezza elevata, tanto che la sua cima era fra le nubi. Le acque lo fecero crescere; le acque dellÂ’abisso lo fecero divenire alto. Con le loro correnti andavano tuttÂ’intorno al luogo dovÂ’era piantato; e mandavano i loro canali a tutti gli alberi del campo. Perciò si fece più elevato in altezza di tutti gli [altri] alberi del campo. “‘E i suoi rami si moltiplicavano, e i suoi ramoscelli continuarono ad allungarsi a causa della molta acqua nei suoi corsi dÂ’acqua.?Sui suoi rami fecero i loro nidi tutte le creature volatili dei cieli, e sotto i suoi ramoscelli partorirono tutte le bestie selvagge del campo, e alla sua ombra dimoravano tutte le popolose nazioni. E divenne bello nella sua grandezza, nella lunghezza del suo fogliame, poiché il suo sistema di radici era su molte acque.?[Altri] cedri non lo uguagliavano nel giardino di Dio. In quanto ai ginepri, non avevano alcuna somiglianza con i suoi rami. E i platani stessi non gli erano simili nei ramoscelli. Nessun [altro] albero del giardino di Dio gli somigliava per bellezza”. Notiamo qualche similitudine con la visione di Nabucodonosor? Entrambi sono paragonati ad alti e possenti alberi. Entrambi raggiungono altezze elevate, fino al cielo infatti le espressioni “raggiungere i cieli” o “raggiungere le nubi” sono equivalenti – Confronta Giobbe 22:14; Isaia 14:14; Daniele 7:13 Di entrambi si nota la grande differenza con gli altri alberi. Di entrambi si dice che tutte le creature volatili e tutte le bestie selvagge trovano cibo e riparo. Ora, se applicassimo il principio secondo cui lÂ’albero che “raggiunge le nubi” deve raffigurare il Regno di Dio, allora anche lÂ’impero Egiziano dovrebbe essere un antitipo del Regno. Purtroppo, però, in questo racconto non si fa alcuna menzione dei “tempi” e di conseguenza non è possibile contare alcunché. Se pensate che sia ridicolo pensare che lÂ’impero egiziano possa raffigurare il Regno di Dio, perché dovrebbe essere accettabile lÂ’impero Babilonese?  Geova continua dicendo “Per la ragione che divenisti di altezza elevata, così che esso mise la sua cima perfino tra le nubi e il suo cuore si esaltò a causa della sua altezza,?anchÂ’io lo darò in mano al despota delle nazioni” – Ezechiele 31:10, 11 Il Faraone si esaltò, esattamente come fece Nabucodonosor, e per questo motivo Dio decise di umiliarlo – Matteo 23:12 Nabucodonosor se la cavò con sette anni di pazzia mentre lÂ’impero di Faraone venne assediato. Anche questo versetto rimarca il fatto che Dio toglie e da “il regno a chi vuole” (e in questo caso Egli diede il regno di Faraone al “despota delle nazioni”). Ezechiele 31:12-14 prosegue... “Ed estranei, i tiranni delle nazioni, lo taglieranno, e il popolo lÂ’abbandonerà sui monti; e il suo fogliame certamente cadrà in tutte le valli, e i suoi rami si romperanno fra tutti i letti dei corsi dÂ’acqua della terra. E tutti i popoli della terra scenderanno dalla sua ombra e lÂ’abbandoneranno. Sul suo tronco caduto risiederanno tutte le creature volatili dei cieli, e sui suoi ramoscelli saranno certamente tutte le bestie selvagge del campo;?affinché nessuno degli alberi irrigati divenga elevato in altezza, o metta la sua cima anche fra le nubi, e perché nessuno che beve acqua stia in piedi contro di loro nella sua altezza, poiché certamente saranno tutti dati alla morte, alla terra di sotto, in mezzo ai figli del genere umano, a quelli che scendono nella fossa’”. Anche questo albero viene abbattuto e umiliato (Geova farà questo attraverso il re di Babilonia). A motivo delle tante similitudini con il regno dÂ’Egitto, siamo davvero certi che lÂ’albero che “raggiunse i cieli” si riferisca al Regno di Dio?  Quando si tratta del 1914, siamo davvero come i bereani? O siamo "bereani" solo quando dobbiamo confutare le dottrine della cristianità ?  C’è un altro particolare interessante il quale dovrebbe farci riflettere. La Bibbia paragona i cieli ai governi, siano essi umani o celesti. Applicando questo concetto allÂ’albero che raggiunge i cieli e i cui altri alberi non reggono il confronto con esso, significherebbe semplicemente che questo albero ha il regno sopra gli altri regni (più piccoli) e di Babilonia la Grande si dice, appunto, che “ha il regno sopra i re della terra” – Rivelazione 17:18 LÂ’unico parallelismo legittimo che si può fare con Babilonia, senza timore di prendere cantonate, è quello relativo a Babilonia la Grande perché è il parallelismo che fa la Bibbia. In effetti tutti gli imperi mondiali menzionati nelle Scritture hanno avuto, per un certo periodo, il regno sopra gli altri regni. Ciro disse infatti di se stesso... “Io sono Ciro, re del mondo, gran re, re legittimo, re di Babilonia, re di Sumer e Akkad, re delle quattro estremità (della terra), figlio di Cambise (Ka-am-bu-zi-ia), gran re, re di Anzan, nipote di Ciro , . . . discendente di Teispe, . . . di una famiglia (che) ha sempre regnato”. (Ancient Near Eastern Texts, a cura di J. B. Pritchard, 1974, p. 316) Sicuramente lÂ’umiltà non era una caratteristica apprezzata dai persiani come neppure dai babilonesi ma di fatto il regno ebbe il potere sugli altri regni conosciuti (tanto da definirsi “re delle quattro estremità della terra”) e quindi si poteva ben dire che la sua altezza aveva raggiunto i cieli ed era visibile o conosciuto fino alle estremità della terra. Nel racconto di Ezechiele e in quello di Daniele non c’è alcun riferimento, proprio nessuno, al Regno di Dio anzi... entrambi i resoconti menzionano un giudizio da parte di Dio su nazioni nemiche, orgogliose e violente. Ogni eventuale calcolo cronologico dovrebbe rispettare il soggetto in essere ed infatti questa parte della Scrittura è ben diversa da ciò che si dice in merito alle “settanta settimane” – Daniele 9:24-27 Nel resoconto di Daniele capitolo 9 si parla chiaramente del Messia (vedi Daniele 9:25) e non è necessario leggere ciò che non è scritto. Chiunque volesse essere polemico potrebbe discutere sulla data di inizio da cui contare le “settimane” o anche sul metodo addotto* (un giorno per un anno) ma di certo non si può discutere del soggetto in essere (il Messia). Si potrebbe, per assurdo, anche discutere su chi fosse veramente il Messia (cosa su cui discutono ancora gli ebrei) ma di certo non si può discutere che Daniele capitolo 9 parli dellÂ’arrivo del Messia! Invece Daniele capitolo 4 parla di Nabucodonosor e del suo regno, mentre tutto “lÂ’intendimento” relativo al Regno di Dio è costruito su quattro righe riportate nel libro “Prestate attenzione alle profezie di Daniele!” che recitano: “Ma il grande albero rappresenta il dominio che raggiunge lÂ’estremità della terra, che abbraccia lÂ’intero regno del genere umano. Perciò simboleggia la sovranità universale di Geova, particolarmente in relazione alla terra. - Daniele 4:17” (capitolo 6, pagina 87 dellÂ’edizione italiana del libro). Non sembra unÂ’affermazione molto decisa con una base molto debole? Cerchiamo di non far dire a Daniele 4:17 quello che in realtà non dice perché basta conoscere le regole base della grammatica per non distrarsi dal soggetto. Il soggetto è Nabucodonosor e Dio gli fa comprendere che, a motivo del fatto che si è esaltato, gli avrebbe tolto il regno e lÂ’avrebbe dato a chiunque Egli avesse voluto (esattamente come Egli fece con Faraone). In pratica Colui che governa davvero è il Creatore e gli altri regni esistono soltanto perché Lui lo permette – Confronta Romani 13:1 Quindi non c’è alcun motivo per ritenere che lÂ’albero (cioè uno dei tanti governi che Geova ha permesso nella storia del genere umano), rappresenti in realtà il Regno di Dio. Se qualcuno vuole insinuare che il fatto che Dio menzioni il Suo dominio sia indicativo che lÂ’albero stesso raffiguri il Suo dominio (ed è unÂ’acrobazia semantica incredibile) allora possiamo prendere il racconto riportato in 2 Re 19:14-19 e fare lo stesso ragionamento. “Ezechia prese quindi le lettere dalla mano dei messaggeri e le lesse, dopo di che Ezechia salì alla casa di Geova e le stese dinanzi a Geova. 15?Ed Ezechia pregava dinanzi a Geova e diceva: “O Geova, Dio dÂ’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei il [vero] Dio di tutti i regni della terra. Tu stesso hai fatto i cieli e la terra. 16?Porgi il tuo orecchio, o Geova, e odi. Apri i tuoi occhi, o Geova, e vedi, e odi le parole di Sennacherib che egli ha mandato per biasimare lÂ’Iddio vivente. 17?È un fatto, o Geova, che i re dÂ’Assiria hanno devastato le nazioni e il loro paese. 18?E hanno consegnato i loro dèi al fuoco, perché non erano dèi, ma lÂ’opera delle mani dellÂ’uomo, legno e pietra; così che li hanno distrutti. 19?E ora, o Geova nostro Dio, salvaci, ti prego, dalla sua mano, affinché tutti i regni della terra conoscano che tu solo, o Geova, sei Dio”. Ezechia sapeva benissimo che Geova era “il vero Dio di tutti i regni della terra” e pregò affinché Sennacherib venisse fermato nel suo intento di distruggere Gerusalemme. Sappiamo benissimo quale fu la risposta di Isaia la quale ultima parte recita... “Perché il tuo eccitarti contro di me e il tuo ruggire sono saliti ai miei orecchi. E certamente ti metterò il mio uncino al naso e il mio freno fra le labbra, E in realtà ti ricondurrò per la via per la quale sei venuto” - 2 Re 19:28 Se facessimo lo stesso ragionamento addotto per il capitolo 4 di Daniele, allora potremmo supporre che anche il “regno di Sennacherib” era un antitipo del regno di Dio perché anche lui dovette imparare (a sue spese) che Geova è “il vero Dio di tutti i regni della terra” o, detto in altre parole “domina su tutto il genere umano”. Purtroppo anche in questo racconto non ci sono numeri, giorni, settimane o mesi da calcolare e quindi nessun motivo per leggere “venuta del regno di Dio” anche dove non se ne fa alcuna menzione. EÂ’ possibile che il forte desiderio di veder adempiersi le profezie abbia influito sullÂ’intendimento e quindi abbia spinto a leggere quello che in realtà non era scritto? Questo significa che, se proprio si volesse vedere un secondo adempimento al racconto riportato in Daniele capitolo 4, si dovrebbe rispettare il soggetto in essere e cioè Babilonia. È probabile che il racconto di Daniele stia semplicemente raccontando lÂ’umiliazione di Nabucodonosor e che i “sette tempi” significhino soltanto sette anni ma non possiamo essere categorici. A questo riguardo è utile riflettere sul fatto che anche lÂ’umiliazione del Faraone, riportata in Ezechiele, potrebbe avere un secondo adempimento in quanto Geova dice che “scrollerà le nazioni” e questo potrebbe essere un riferimento alla guerra di Armaghedon. Quindi, senza fissarci troppo con una data specifica, nel caso in cui il racconto di Daniele avesse voluto indicarci un secondo adempimento della profezia, il resoconto sta in realtà dicendo: “Babilonia cadrà , rimarrà inattiva per sette tempi e poi risorgerà ”. Questo non può che riportare la nostra mente allÂ’ultima menzione che la Bibbia fa di Babilonia – Rivelazione 17:5 Gli indizi relativi a Babilonia la Grande ci hanno portato alla nazione dÂ’Israele quindi la domanda che dovremmo farci è... “Da che anno dovremmo iniziare a contare i 2520 anni (cioè 360*7) fino a vedere la rinascita (eventuale) di Babilonia?” Dal racconto di Daniele le date possibili da cui partire per contare i sette tempi sono due: 1) Da quando Nabucodonosor ha avuto la visione o è caduto in “disgrazia” (infatti Daniele dice “lÂ’albero sei tu” – Daniele 4:20-22) 2) Dalla morte di Nabucodonosor (se Nabucodonosor rappresenta il regno di Babilonia, la sua morte è il momento in cui lÂ’albero viene “abbattuto” ma è da notare che non c’è alcun riferimento a questo nella narrazione di Daniele il quale, anzi, dice che il regno gli sarebbe stato assicurato – Daniele 4:26)  Per quanto riguarda la prima ipotesi è impossibile avere una data accurata in quanto né la Bibbia né la storia secolare ci dicono in quale anno Nabucodonosor venne cacciato dal suo regno. Ciò avvenne, ovviamente, dopo il 597 a.E.V. (anno in cui Nabucodonosor porta i primi prigionieri Giudei a Babilonia secondo la datazione secolare; c’è una differenza di 20 anni con quella dello schiavo che, infatti, mette il 617 a.E.V.) ed entro il 570 a.E.V. (se Nabucodonosor muore nel 562 a.E.V. - sempre secondo la data secolare - e il periodo di “cattività ” dura 7 anni e il regno gli viene restituito si presume che esso abbia regnato per almeno un anno, il 570 è lÂ’ultimo anno utile). Comunque nei primi quattro capitoli di Daniele si menzionano Daniele, Sadrac, Mesac e Abednego prima come fanciulli (Daniele 1:3, 4) e successivamente come uomini robusti (Daniele 3:12, 27) e tutto questo prima che Nabucodonosor abbia il famoso sogno dellÂ’albero. Questo significa che, dalla loro deportazione fino al giorno in cui il re eresse lÂ’immagine dÂ’oro, passarono almeno 15, 20 anni. Quindi se gli ebrei sono giunti a Babilonia nel 597 a.E.V. ma passano 20 ventÂ’anni prima della costruzione dellÂ’idolo dÂ’oro e avendo presa per buona la data secolare (562 a.E.V) è possibile restringere il periodo dal 577 a.E.V. fino al 570 a.E.V. Ovviamente sono solo stime ma la data importante è il limite massimo di tempo (il 570 a.E.V) per cui se dalla deportazione fino alla costruzione dellÂ’immagine fossero passati 15 anni anziché 20, la data di inizio sarebbe il 582 a.E.V. ma lÂ’ultima data utile possibile sarebbe sempre il 570 a.E.V. LÂ’eventuale rinascita di Babilonia, se di questo sta parlando Daniele, cosa tuttÂ’altro che certa, sarebbe avvenuta tra il 1943 E.V. (2520-577) e il 1950 E.V. (2520-570). A rafforzare questa ipotesi ci sarebbe anche il fatto che la narrazione della sua cacciata è lÂ’ultimo racconto riferito a Nabucodonosor. Pochi versetti dopo, infatti, non si parla più di lui ma di Baldassarre (Daniele cap. 5). EÂ’ ragionevole concludere, quindi, che Nabucodonosor ebbe la visione negli ultimi anni, forse durante lÂ’ultimo decennio del suo regno.  La seconda ipotesi riguarda la morte di Nabucodonosor la quale avviene, secondo le fonti secolari, nel 562 a.E.V. Secondo lo schiavo avviene invece nel 582 a.E.V. (vedi il libro “Prestate attenzione alle profezie di Daniele” capitolo 7, pagina 99). Contando 2520 anni si arriva al 1958 E.V. nel primo caso e al 1938 E.V. nel secondo caso.  Cosa ci dice la storia recente? Se, come abbiamo visto, Babilonia la Grande è la nazione dÂ’Israele questo avvalorerebbe la prima ipotesi. La prima ipotesi colloca la rinascita di Babilonia tra il 1943 e il 1950. La “risurrezione” di Israele avviene, infatti, nel maggio 1948. Conoscendo la fissazione degli esseri umani per le date e i calcoli, però, è prudente prestare attenzione alle cose più importanti. Le date secolari non possono essere sicure, basandosi su reperti e confronti più o meno lacunosi, e di certo non possiamo basare la nostra fede su questo – 2 Corinti 5:7 Cosa accadrebbe se il 597 a.E.V., così come il 607 o il 537 o qualsiasi altra data su cui abbiamo basato gran parte delle profezie bibliche (senza che ci fosse una vero motivo per farlo) domani si dimostrasse completamente errato? Le conseguenze potrebbero essere molto serie e non solo da un punto di vista umano – Amos 3:1, 2 Non dobbiamo prendere per scontata la misericordia di Geova per cui dobbiamo essere prudenti nelle nostre affermazioni. Dal momento che non abbiamo alcuna certezza che i “sette tempi” non raffigurino semplicemente sette anni, non dovremmo perderci in queste speculazioni. La cosa più importante non è forse comprendere lÂ’identità di Babilonia la Grande? Questo è un aspetto cruciale della profezia perché sono gli indizi a guidarci nei soggetti e nei tempi in cui stiamo vivendo, come dei segnali stradali, e non i calcoli – Confronta Matteo 24:32, 33 e 2 Timoteo 3:1-5 e fai un contrasto con Matteo 24:36 Non c’è alcuna indicazione temporale per lÂ’uccisione dei due testimoni vestiti di sacco (vedi Rivelazione cap. 11) ma sappiamo che essi si rivelano alla fine della guerra. Sappiamo che la città chiamata “Sodoma ed Egitto” è Babilonia la Grande, quindi Israele, e di conseguenza sappiamo anche quale nazione e quali avvenimenti osservare con attenzione. Che la Bibbia profetizzi effettivamente lÂ’anno della sua “risurrezione” oppure no, è sicuramente interessante ma non fondamentale per chi crede che Essa è davvero lÂ’ispirata Parola di Dio. Fondamentale, semmai, sarà “uscire da essa” quando lÂ’ONU si preparerà a distruggerla.   * Comunque la Bibbia conferma il metodo “un giorno per un anno” e anche che questo era lo stesso metodo utilizzato dal popolo di Dio – Ezechiele 4:6; Luca 3:15  Altri argomenti e informazioni, per chi volesse approfondire, sono disponibili al seguente indirizzo  http://attenzioneallaprofezia.blogspot.it/ Â
  3. Tutti gli imperi della statua del sogno di Nabucodonosor erano "re del nord". Vi siete mai chiesti perché non esiste una statua composta dai re del sud (iniziando dall'Egitto, poi l'Assiria etc)? Se tutti i re della statua erano "re del nord" come può l'ultimo re essere l'impero anglo-americano ovvero il re del sud?  1corno.mkv
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